mercoledì 24 aprile 2019

"In un buco nella terra viveva uno hobbit". Il mio viaggio con Bilbo Baggins


Autore: John Ronald Reuel Tolkien
Titolo originale: The Annotated Hobbit
Anno di pubblicazione: 1937
Edizione: Bompiani, 2012
Traduzione: Caterina Ciuferri, Paolo Paron
In un buco nella terra viveva uno hobbit.

Il mio viaggio con Lo Hobbit è iniziato ufficialmente il 23 febbraio del 2019 e si è concluso due mesi dopo, il 23 aprile 2019. E' stato strano avvicinarsi ad un romanzo che sapevo avrei dovuto leggere molto tempo prima ma nei confronti del quale ho sempre mantenuto le giuste distanze senza un motivo ben preciso. I motivi possono essere diversi: sarà che i fantasy non rientrano nella categoria dei libri che amo leggere; sarà che quel momento dell'infanzia in cui si dovrebbe leggere un libro del genere per me era passato da un bel po' - o forse non è mai arrivato, non avendo mai letto nulla del genere -; sarà anche che negli ultimi tre anni sono stata, in qualche modo, costretta a limitare le mie letture in un confine ben preciso che solo una volta si è avvicinato marginalmente al genere del fantasy.

Insomma, ammetto che da parte mia non ci sia mai stato un interesse abbastanza forte per avvicinarmi a Lo Hobbit in passato, ma finalmente negli ultimi mesi il desiderio di aprire e iniziare finalmente a leggere quel volume che avevo riposto ordinatamente nella libreria è aumentato vertiginosamente.

Perché e come: la lettura de Lo Hobbit.

Ho sempre osservato, analizzato e anche un po' studiato la parte più accademica, se così vogliamo definirla, di J. R. R. Tolkien e, come al mio solito, mi sono avvicinata all'autore dall'esterno, dalle opere meno conosciute. La mia parte da "studiosa di letteratura" ha sempre la meglio per quanto mi riguarda e questo porta a due semplici conclusioni: una è stata già anticipata e riguarda l'idea, molto forte in me, che per conoscere uno scrittore sia necessario leggere soprattutto le opere minori che spesso e volentieri costituiscono il corollario e la base per le opere maggiori.

Con Tolkien è più o meno così, almeno per ciò che ho letto io prima de Lo Hobbit, il che significa Il Medioevo e il fantastico, una raccolta di saggi filologici, letterari e linguistici scritti da Tolkien su argomenti che finiscono per costituire le fondamenta dell'universo da lui creato, e Lettere da Babbo Natale - recensito qui nell'articolo sulle letture di Natale -, una raccolta delle lettere indirizzate ai figli in cui Tolkien si firma Babbo Natale e nell'arco di ventanni crea un intero universo fantastico prendendo spunto dalle varie mitologie e leggende sul padre del Natale, pagano e cristiano.

La seconda conclusione è decisamente più semplice e riguarda l'acquisto dell'edizione perfetta de Lo Hobbit, che è quella annotata da Douglas A. Anderson edita Bompiani. L'edizione è arricchita da molti elementi che la rendono la migliore per gli "appassionati" o per gli avidi di conoscenza letteraria - come la sottoscritta -.

Sono presenti numerosissime note sparse ai margini del testo che riguardano non solo parti del testo, ma anche il romanzo in generale, le avventure che Tolkien ha vissuto da giovane e che hanno ispirato il romanzo. Al riguardo, è stato decisamente interessante scoprire che lo scrittore fu ispirato nel descrivere il percorso dei nani e di Bilbo da Gran Burrone al di là delle Montagne Nebbiose dalle avventure vissute da lui stesso in Svizzera nel 1911. Inoltre, Anderson informa il lettore che nel 1952 Tolkien registrò la sua voce leggere sia Il Signore degli Anelli che una parte de Lo Hobbit che comprende l'incontro di Bilbo con Gollum: questo nastro è stato messo in circolazione con il titolo J. R. R. Tolkien Reads and Sings His "The Hobbit" and "The Fellowship of the Ring" (parti di questa registrazione si possono trovare su BrainPickings ma anche su YouTube ).

C'è anche un corposo apparato di appendici scritte da Tolkien - come La cerca di Erebor, ossia il racconto di come Gandalf abbia organizzato il viaggio di Bilbo e i nani verso Erebor, la Montagna Solitaria, o l'appendice sulle rune o l'approfondimento sulle varie traduzioni de Lo Hobbit - nel corso delle varie edizioni del romanzo pubblicate negli anni e, quindi, anche da una serie di approfondimenti sulla storia editoriale de Lo Hobbit.

Qui, nel profondo, presso l'acqua scura, viveva il vecchio Gollum, un essere piccolo e viscido. Non so da dove venisse, né chi o cosa fosse. Era Gollum, scuro come l'oscurità stessa, eccezion fatta per due grandi occhi rotondi e pallidi nel viso scarno.

L'unica pecca che ho riscontrato è che leggere l'avventura di Bilbo Baggins per la prima volta facendosi accompagnare dalle note a margine rende la lettura un po' troppo accademica. Mi spiego meglio: ho provato a leggere una buona parte del libro fermandomi per leggere ogni nota e mi sono resa conto che mi stavo perdendo gran parte del coinvolgimento che Tolkien riesce a creare nel raccontare la storia. Lasciando da parte le note, almeno inizialmente, nella lettura del resto del libro sono riuscita a godermi molto di più la storia.

Lo Hobbit annotato è stato pubblicato per la prima volta nel 1988 e la seconda edizione è apparsa quattordici anni dopo, nel 2002. Secondo Anderson, questa nuova edizione fornisce "informazioni più approfondite sulla vita di Tolkien, sui suoi amici e colleghi, sui suoi interessi letterari e sulle altre opere, in modo da ottenere un ritratto complessivo più efficace." ed è decisamente riuscito nell'intento.

Perché leggere Lo Hobbit prima de Il Signore degli Anelli.

Per quanto io voglia immergermi nella lettura dei romanzi di Tolkien come avrei fatto se fossi stata più piccola, è indubbio che la mia parte da "piccola studiosa" farà sempre la sua parte e questo è il motivo per cui ho scelto, ma soprattutto sentito, di dover leggere Lo Hobbit ancor prima de Il Signore degli Anelli.

Come nelle migliori tradizioni delle saghe antiche, la storia del viaggio di "andata e ritorno, una vacanza da hobbit" fu prima inventato e raccontato oralmente da Tolkien ai suoi figli intorno al 1930, dopo un decennio di diversi racconti che lo scrittore inventava appositamente per i figli, alcuni dei quali furono messi per iscritto. Uno di questi sembra essere proprio Lo Hobbit, messo nero su bianco e pubblicato dalla Allen&Unwin nel 1937. Nel corso degli anni precedenti, Tolkien aveva sviluppato a pieno un interesse per le lingue e le letterature antiche, studiandole poi all'università e specializzandosi in antico inglese, antico norvegese e middle english. A soli sedici anni, in compagnia dei cugini, Tolkien aveva già inventato una lingua, l'Animalic. Nel 1910 aveva iniziato a scrivere poesie, i cui temi facevano spesso riferimento alle antiche leggende e servirono da base per lo sviluppo della mitologia tolkeniana.

Tutto questo confluisce in modo abbastanza ordinato ne Lo Hobbit, che è la sintesi di un percorso umano, accademico, letterario che pone le basi per la stesura dei romanzi e racconti successivi ambientati nella Terra di Mezzo. Credo che ora il motivo per cui abbia sentito di dover leggere Lo Hobbit per primo sia molto più chiaro, no?

Leggere Lo Hobbit per la prima volta.

Mio malgrado, credo di non riuscire a esprimere a pieno ciò che questo libro mi ha lasciato. E' chiaro anche a me stessa che mi è piaciuto, che me lo sono goduto dalla prima all'ultima pagina e che, in fin dei conti, sia una storia meravigliosa. Allo stesso tempo però, rimane un libro molto semplice e nella sua semplicità funziona alla perfezione. La storia di Bilbo è spesso portata avanti con le tecniche narrative proprie della tradizione nordica delle saghe, quindi attraverso formule e una struttura che pur ripetendosi rende la storia molto dinamica.

Raggomitolato sulla dura roccia, dormì meglio di quanto avesse mai fatto nel suo letto di piume. Ma per tutta la notte sognò casa sua, e nel sonno girò per tutte le stanze cercando qualcosa che non riusciva né a trovare né a rammentare che aspetto avesse.

Lo stile e l'accessibilità - termine che prendo in prestito dall'introduzione di Anderson - della scrittura di Tolkien offre alla storia un elemento senza il quale Lo Hobbit non sarebbe ciò che è, ossia un libro sia per bambini che per adulti, intriso di una cultura vastissima e spesso misteriosa, resa in modo che sia alla portata di tutti. Tuttavia, si percepisce che, nonostante le aggiunte fatte da Tolkien nel corso degli anni per adattare la storia, i riferimenti geografici e storici a ciò che viene raccontato ne Il Signore degli Anelli, Lo Hobbit sia un racconto di sperimentazione per qualcosa di più grande.

Per quanto non mi piaccia etichettare le mie letture, è necessario catalogare questo libro nel genere fantasy, perché ad esso appartiene da un punto di vista letterario. Non sono mai stata una lettrice di fantasy e, leggendo Lo Hobbit mi sono resa conto che forse non è il mio genere. Lo so, Tolkien è un'eccezione per chiunque, motivo per cui la mia brama di conoscenza di questo scrittore, filologo, linguista, letterato, intellettuale quale è J.R.R. Tolkien non termina qui: ho in cantiere la lettura della trilogia centrale della sua produzione, ovvero Il Signore degli Anelli. Bilbo, Gandalf, acquile e nani ci leggeremo molto presto!

Francesca, Le ore dentro ai libri.

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