lunedì 11 maggio 2020

maggio 11, 2020

"Harry Potter" e il confine sottile della letteratura.

È paradossale, ma quando si parla di letteratura bisognerebbe andarci con i piedi di piombo e anche con molta leggerezza. Il fatto è che parlare di letteratura per molti è diventato quasi un tabù, un argomento da maneggiare con cura e da non condividere. Forse il problema è proprio questo, perché per quanto la letteratura sia effettivamente un argomento complesso, importante e sì, anche delicato, non ci si può e né ci si deve aspettare che non possa essere di tutti.

Definire cosa sia letteratura è una questione spinosa e di certo non sarò io a dare una risposta definitiva (anche se in questo articolo ci ho provato in maniera molto personale), ma ci si può interrogare con più facilità su una questione emersa da una mia recente rilettura. Parlo di Harry Potter, il fenomeno letterario e commerciale più grande degli ultimi vent’anni. Considerandone il successo e il fatto che, anche passati decenni le storie del mago più famoso della nostra epoca continuano a stimolare lettori vecchi e nuovi, mi sembra giusto farsi una domanda: Harry Potter può essere considerato letteratura?

Perché chiedersi se Harry Potter sia letteratura?

Rileggere la saga di Rowling dopo un bel po’ di anni e ributtarsi tra le pagine con una consapevolezza letteraria più matura è stata una delle decisioni più stimolanti che abbia preso ultimamente in questo senso. Sono curiosa, sono una studiosa che nel mio piccolo si fa sempre – troppe – domande sul mondo e ci sono cascata anche con Harry Potter. Mi sono chiesta perché nonostante io legga Virginia Woolf, William Faulkner o Paul Auster, rileggere Harry Potter mi dà tanto piacere come aprire L’urlo e il furore o Trilogia di New York? Qual è l’elemento che rende Harry Potter tanto attraente ora quanto lo è stato ormai vent’anni fa?

Alcuni aspetti da considerare.

Al di là di quel microscopico senso di colpa per cui se ti piacciono i mattoni da cinquecento pagine o più ti sembra strano farti piacere romanzi più “leggeri”, c’è anche altro da prendere in considerazione. Prima di tutto, la questione diventa spinosa se non consideriamo due aspetti che potrebbero influenzare il giudizio: la popolarità della saga di Harry Potter e l’effetto sociale che ha avuto e continua ad avere anche a vent’anni di distanza. Per quanto riguarda il primo aspetto, può essere concesso il beneficio del dubbio per cui se un libro ottiene un successo planetario come quello di Harry Potter possa comunque essere di buona qualità. Il secondo aspetto è legato al primo, perché quello stesso successo è stato scatenato da una serie di condizioni sociali ed economiche, tra cui il fatto che prima di Harry Potter la letteratura per ragazzi fosse ai suoi minimi storici per numero di lettori 1, ma ne ha anche create altrettante simili. Forse si è trattato di una vera e propria rivoluzione non tanto letteraria quanto economica e sociale. Il numero dei lettori bambini e adolescenti è cresciuto e la letteratura per ragazzi ha subito un’impennata notevole negli anni successivi – prima tra tutti la rinascita del tanto dibattuto Young Adult 2.


Come mi è stato giustamente fatto notare e come ho già sottolineato, Rowling non ha messo in moto una rivoluzione propriamente letteraria perché, se la consideriamo da questo punto di vista, la scrittrice non vanta di una prosa particolarmente raffinata né riconoscibile. Il punto è proprio che non avrebbe avuto senso e non ha senso considerare la questione sotto questo punto di vista per il semplice motivo per cui non si può far leggere a una bambina di dieci anni Le onde di Virginia Woolf o Mentre morivo di Faulkner. Non riuscirebbe ancora a seguire una prosa troppo complicata.
Spezzo una lancia a favore di Rowling anche con una certa difficoltà – sono anni che prende scelte e rilascia affermazioni che non condivido – dicendo che si tratta di una scrittrice la cui prosa è cresciuta in parallelo con l’uscita dei libri e con i lettori che li leggevano. Rileggendo Harry Potter mi sono resa conto di quanto la narrazione maturi allo stesso ritmo degli stessi personaggi e della storia. Non entro nel merito della consapevolezza autoriale di questa scelta, ma per quanta fiducia possa dare alla Rowling del 1997 dubito che sia stato un piano studiato a tavolino. Bisogna tenere in considerazione l’aspetto narrativo della saga se si vuole rispondere anche parzialmente alla domanda iniziale.

La vera abilità di J.K. Rowling.

Non meno importante, però, è l’aspetto della storia che si lega alla narrazione. A Rowling è stato spesso criticata una struttura ripetitiva e noiosa dei libri 3 4 5 ed è innegabile che di sette romanzi almeno tre siano praticamente uguali in termini di struttura. Tuttavia, è anche vero che una struttura tale è necessaria per la storia che è stata sviluppata e che non avrebbe potuto essere diversa da com’è: è proprio la ripetitività dello schema portante a tenere incollati i lettori, soprattutto quelli più piccoli che si possono trovarsi di fronte a un nuovo volume, magari anche a distanza di mesi o anni. Si tratta di una saga nata per bambini e che proprio quei bambini ha visto crescere. Con questo non voglio mettere J.K. Rowling sullo stesso piano di Lewis Carroll o di altri autori di letteratura per ragazzi sicuramenti più abili di lei – e dei quali io conosco veramente pochissimo – perché non sarei sincera. Rowling non è una scrittrice perfetta, non lo è mai stata ma bisogna riconoscerle il merito di aver preso come esempi scrittori più capaci e all’epoca grandi di lei – Astrid Lindgren o Roald Dahl, per citarne due – e di aver dato vita a quella piccola rivoluzione sociale che abbraccia anche alcuni aspetti della letteratura per l’infanzia più in generale.

La lezione dei grandi narratori dell'infanzia.

L’elemento vincente è lo stesso di quegli scrittori del XX secolo a cui Harry Potter deve molto, ovvero il fatto di aver trattato i propri lettori con il rispetto che meritavano. Rowling non ha infiocchettato la storia di Harry di una leziosità nauseante, né ha reso lo sviluppo della storia semplice da digerire sia per i lettori che per i personaggi stessi. È come se, tra le pagine, venisse detto ai bambini ciò che molti adulti non riescono ad accettare: la vita, che sia magica o no, ha i suoi punti di luce e di ombra con i quali bisogna convivere più o meno serenamente. Il pregio di un messaggio del genere è di aver dato prima di tutto il diritto ai bambini di conoscere cosa sia la vita, ma di farne esperienza secondo i loro tempi e modalità. Ai lettori di Harry Potter non vengono nascosti la morte, il dolore, la sofferenza, il male, la crudeltà ma vengono mostrati come aspetti reali, possibili e anche, come è giusto che sia, come entità che possono essere sconfitte.

Il confine della domanda posta all’inizio di questo articolo è davvero sottile e non credo esisterà una risposta definitiva che soddisferà tutti quanti. Tuttavia, è bene considerare tutti gli elementi di cui si è parlato per proporre e difendere la propria opinione. Harry Potter fa parte di una cultura e di un tempo ben preciso e molti lettori sono divisi tra chi afferma che tra cent’anni si parlerà ancora della saga e chi, invece, circoscrive il suo successo agli anni in cui è stata scritta. Io ho qualche dubbio riguardo i meriti letterari della saga di Harry Potter, soprattutto considerando gli aspetti narrativi, e ho anche riguardi nel considerarla meritevole di attenzione accademica letteraria come è successo in passato 6 7. Però è chiaro che i propri meriti, che ogni tanto superano quel confine sottile della letteratura, li ha per i motivi espressi nelle righe precedenti. Non ci si può rifiutare di vederne in un fenomeno come questo e nemmeno di negare l’etichetta di letteratura in senso lato a dei libri che, seppur in modo circoscritto, hanno plasmato più di una generazione. Non sarebbe giusto, né per la letteratura, né per i lettori.


Bibliografia di riferimento (con note).


[1] Ross, Lauren. "The State Of Publishing: Young People Are Reading More Than You". Mcsweeney's Internet Tendency, 2011, https://www.mcsweeneys.net/articles/young-people-are-reading-more-than-you.


[2] Grady, Constance. "The Outsiders Reinvented Young Adult Fiction. Harry Potter Made It Inescapable.". Vox, 2017, https://www.vox.com/culture/2017/6/26/15841216/outsiders-harry-potter-ya-young-adult-se-hinton-jk-rowling.


[3] Lezard, Nicholas. "Harry Potter's Big Con Is The Prose". The Guardian, 2007, https://www.theguardian.com/books/booksblog/2007/jul/17/harrypottersbigconisthep.


[4] de Vise, Daniel. "Is Harry Potter Classic Children’S Literature?". The Washington Post, 2011, https://www.washingtonpost.com/blogs/college-inc/post/is-harry-potter-classic-childrens-literature/2011/07/16/gIQA0RS1HI_blog.html


[5] Dickenson, Di. "As Harry Potter Turns 20, Let's Focus On Reading Pleasure Rather Than Literary Merit". The Conversation, 2017, https://theconversation.com/as-harry-potter-turns-20-lets-focus-on-reading-pleasure-rather-than-literary-merit-78333.


[6] Flood, Alison. "Harry Potter Course To Be Offered At Durham University". The Guardian, 2010, https://www.theguardian.com/books/2010/aug/19/harry-potter-course-durham-university.


[7] Rainey, Sarah. "You Can't Be Serious About Harry Potter!". Telegraph.Co.Uk, 2012, https://www.telegraph.co.uk/culture/books/9272352/You-cant-be-serious-about-Harry-Potter.html.


Un ringraziamento enorme va alla mia carissima amica Klara, lettrice sicuramente più brava di me e compagna di chiacchierate sempre stimolanti sulla letteratura. Senza di lei e il suo prezioso aiuto, questo articolo sarebbe un’accozzaglia di idee sparse.

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