L'ossessione della verità. "La versione della cameriera" di Daniel Woodrell
Alek ha dodici anni e si ritrova a passare l'estate del 1965 in compagnia di sua nonna Alma. Alma non è una figura facile da comprendere, ha lunghi capelli grigi che spazzola con ossessione ogni mattina all'alba e fa voti di mutismo per giorni per poi ricominciare a parlare come nulla fosse. Inoltre nasconde, fino a quell'estate, un passato che la tormenta ancora. Un pomeriggio, con l'arrivo quasi provvidenziale di un temporale, Alma inizia a raccontare al nipote la storia che la tortura da ormai oltre trent'anni. Si tratta dell'esplosione dell'Arbor Dance Hall avvenuta nel 1929 in cui perse la vita, oltre alle tante vittime, anche l'amata sorella Ruby.
La versione della cameriera si apre proprio con il racconto di Alek ormai adulto, che ricorda quel pomeriggio in cui la nonna decide di raccontargli la storia dell'Arbor Dance Hall. Non c'è molto spazio per l'interpretazione dei fatti: la storia dell'esplosione viene liquidata in qualche pagina all'inizio del romanzo, riassunta nei pochi attimi che hanno cambiato per sempre la fittizia cittadina di West Table, in Missouri. Cosa resta dell'esplosione? Sebbene questa storia possa sembrare esaurita nelle prime pagine del libro, il mistero rimane fissato al centro del romanzo dall'inizio alla fine. Silenzioso e calmo come l'occhio del ciclone, il mistero intorno all'esplosione è circondato da testimonianze, racconti sconnessi e ricordi che, come un tornado, scompongono ulteriormente la realtà dei fatti quasi finendo per distruggerla.
I fatti sono lì, depositati nella memoria dei cittadini di West Table, di Alma ed ereditati da Alek quell'estate del 1965. Definito forse un po' impropriamente southern noir, La versione della cameriera porta con sé ben poco di quelle caratteristiche che hanno reso celebre il romanzo del mistero del sud (e l'ambivalenza del Missouri come stato a metà tra il nord e il sud non aiuta la classificazione), come la stessa centralità di un mistero da risolvere. Infatti, ciò che sconquassa gli eventi e diventa centrale in questo romanzo non è tanto il mistero in sé quanto l'esplorazione della psicologia di un trauma collettivo, ma non solo. Sono le storie che vengono ricucite dal racconto di Alma e dalla rivisitazione di un Alek ormai adulto che mettono insieme i pezzi del romanzo.
La struttura narrativa del romanzo permette di leggere, così, una storia che viene raccontata su diversi piani: quello di Alma verso Alek, Alek dodicenne che assorbe e filtra il racconto dell'esplosione, e un Alek adulto che aggiunge dettagli sul lascito degli eventi del 1929 sulla cittadina. Ciò che, forse, rende la narrazione un po' confusionaria è un ulteriore livello che non sembra avere giustificazione nella storia, ovvero l'inclusione di eventi raccontati e filtrati da personaggi esterni ai due narratori principali. Sebbene venga ribadito più volte che Alek sia il narratore principale e che sia dalla sua coscienza di membro esterno ai fatti che gli eventi dell'esplosione vengono filtrati, ci vengono raccontati fatti di cui lui verosimilmente non potrebbe essere a conoscenza. Fatti che non solo riguardano altri personaggi ma che vengono proprio focalizzati da loro stessi con una narrazione in terza persona. C'è Ruby, che racconta delle sue avventure amorose ai limiti della legalità per l'epoca; c'è Arthur Glencross, una delle figure più rilevanti della cittadina, al quale vengono affidate delle piccole confessioni che confluiranno nella rivelazione finale, ormai quasi irrilevante ai fini del romanzo che l'autore costruisce. Chi è che quindi filtra tutti questi dettagli aggiuntivi?
La confusione, per quanto presente per una buona metà del romanzo, non toglie troppo alla costruzione di suspense e del groviglio di testimonianze che si viene a creare - anche a causa o grazie alla confusione -. L'ossessione di Alma diventa quella di chi legge, ma non tanto per quel che riguarda cosa sia successo realmente la sera dell'esplosione e a chi darne la responsabilità, quanto per una questione di giustizia sociale anche più grande dell'esplosione stessa.
La versione della cameriera, infatti, crea un'intersezione interessante tra le storie dei suoi personaggi e la loro posizione sociale nel piccolo microcosmo di West Table. Come è stato già più volte sottolineato da chi ha scritto di questo romanzo, c'è uno scontro alla base dell'ossessione di Alma per l'esplosione, ovvero quello tra le ingiustizie di chi non ha i mezzi per difendere sé stessi e i propri pari e la corruzione di un sistema che li mette ai margini, favorendo coloro che per soldi e fama possono avere la faccia salvata. Lo scontro, tuttavia, si sviluppa anche in modo positivo, facendo emergere non solo una compassione nei confronti di una donna ormai anziana e, nonostante tutto, determinata ad avere giustizia. Allo stesso tempo, grazie alla negatività delle ingiustizie sociali, emerge timidamente una parte positiva, fatta di una gentilezza fuori dall'ordinario che non conosce differenze sociali.
È da questo bagliore di positività che vengono costruite le basi per poter raccontare nuovamente la storia dell'esplosione dell'Arbor Dance Hall. Sebbene siano passati decenni e la comunità sembri essere guarita da un trauma collettivo incalcolabile, coloro che rimangono ad ascoltare la storia e sé stessi non vengono risparmiati di quel dolore, anche a distanza di anni. L'angelo nero di West Table gli ricorda non solo l'anno dell'esplosione, ma che la verità sarà sempre lì, pronta per essere ascoltata. Con la rivelazione finale, infatti, la storia di Alma, di West Table e dell'esplosione non si esaurisce. Rimarrà lì, per chi avrà voglia di ascoltarla.