"A Christmas Carol" e la magia del Natale
Buongiorno e buon Natale carissimo lettore! Oggi, come promesso, festeggiamo insieme con la recensione di uno dei libri più natalizi di sempre e delle curiosità sul Natale come lo conosciamo oggi. Buona lettura!
Autore: Charles Dickens
Titolo: Canto di Natale (conosciuto anche come "Racconto di Natale")
Titolo originale: A Christmas Carol: A Goblin Story of Some Bells that Rang an Old Year Out and a New Year In
Genere: fantastico
Anno di pubblicazione: 1843
Edizione: Puffin Books 2014
Prezzo: $7.99 (si trova a €7.38 su Amazon, non ricordo quanto l'ho pagato in euro in libreria)
Tempo di lettura:
Copertina: eh, eh, eh. Le copertine di questa collana della Puffin sono spettacolari. Disegnate da Mary Kate McDevitt, sembrano dei disegni a pastello "veri". Per farti capire, la prima volta che l'ho vista, ho provato a toccarla per sentire l'effetto della cera sul foglio...immagina la delusione nel comprendere che fosse stampata! L'edizione in generale è molto bella e originale, come si nota dai bordi irregolari delle pagine o dalle illustrazioni di Mark Peppé all'interno. Anche la quarta di copertina ha dei piccoli disegni molto simpatici e, forse, una delle citazioni più famose del libro. Ah, per non parlare dei colori a tema - adoro il Natale, non si era capito? -.
Trama: Ebeneezer Scrooge è un vecchio e tirchio finanziere senza posto per gli altri nel suo cuore, nemmeno per il figlio malato del suo impiegato, Tiny Tim. La notte della Vigilia di Natale, Scrooge riceve la visita del fantasma del suo vecchio amico e socio Jacob Marley che gli preannuncia l'arrivo di tre fantasmi. Inizia così un viaggio attraverso il passato, presente e futuro, che forse riuscirà ad insegnare a Scrooge ad amare gli altri e il Natale.
Recensione:
Dickens era un maestro nel trattare le tematiche che più affliggevano la società vittoriana sotto forma di romanzo o racconto che non disturbasse eccessivamente i suoi lettori. L'effetto che avrebbe voluto sortire in essi era proprio quello auspicato nella prefazione a A Christmas Carol,
La trama di questo racconto è estremamente lineare ma non per questo banale, soprattutto se lo si contestualizza. La società Vittoriana (chiamata così in nome della regina Vittoria) si basava su dei valori estremamente importanti per la nobiltà e l'aristocrazia che risultarono spesso ipocriti, non in quanto tali di per sé ma per il modo in cui venivano "propagandati". Esercizio di carità e di elemosina, rispettabilità e controllo della sessualità erano solo alcuni dei valori fondanti della società che contrastavano, però, sia con ciò che poi realmente facevano gli aristocratici, sia con l'altra faccia della medaglia, quella dei poveri e dei criminali che vivevano dietro l'angolo.
Una curiosità, infatti, del periodo, sono le mappe di Londra di Charles Booth: non vi era una distinzione netta tra quartieri signorili e rispettabili e tra quelli poveri e pericolosi, bensì una vera e propria mescolanza alla quale i londinesi preferivano non fare troppa attenzione. Se una strada era abitata da nobili e aristocratici, bastava girare l'angolo per trovarsi di fronte ad uno scenario di povertà e miseria (se vuoi saperne di più ti consiglio questo sito che mostra tutta Londra secondo l'analisi di Booth).
Charles Dickens, cresciuto in una famiglia di poveri, sapeva bene cosa significasse essere privato di tutto, perciò si sentiva molto vicino alle realtà dei bambini nelle Workhouses, ad esempio, o delle persone accusate ingiustamente, solo perché poveri, di crimini che non avevano commesso. Questo lo differenziava di gran lunga dagli autori suoi contemporanei.
Sebbene ci si aspetterebbe una critica pesante e ripetitiva, Dickens attuò in tutt'altro modo. Quale modo migliore se non la finzione?
A Christmas Carol è pura finzione, tant'è che Dickens stesso lo definì un "ghostly book". Il genere a cui si avvicina di più è il fantastico, ma si capisce sin dalle prime pagine che non può essere relegato ad un solo genere. La scrittura leggera e spesso ironica di questo racconto rende la pesantezza di certi argomenti più facile da digerire. Anche i personaggi, che al giorno d'oggi sembrerebbero stereotipati, sono trasparenti e quasi puri nei loro atteggiamenti.
Il racconto è permeato, dall'inizio alla fine, da un forte simbolismo che a mio avviso non ha nulla di eccessivamente religioso: Ignorance e Want, ad esempio, i due bambini che vengono mostrati a Scrooge dal Fantasma dei Natali Futuri, sono il risultato della povertà e della noncuranza dei poveri da parte di chi, invece, se ne dovrebbe occupare. Il protagonista della storia, nemmeno a dirlo, simboleggia l'indifferenza e l'avarizia, Tiny Tim dovrebbe evocare carità nei ricchi e simboleggiare la povertà.
Un aspetto che ho notato durante la lettura sono le ripetizioni. La formula della presentazione dei fantasmi che fanno visita al protagonista, ad esempio, è sempre la stessa. Questo dà sicuramente un ritmo al racconto non indifferente e l'impressione che la storia sia narrata oralmente. Le ripetizioni imprimono l'insegnamento nella memoria in maniera più efficace, proprio come veniva fatto nel passato. Basta guardare alle storie per bambini o ai miti...citerei anche la Bibbia, ma credo non ce ne sia bisogno.
Continuando ad andare indietro nel passato, A Christmas Carol viene associato da molti alle morality plays medioevali, un genere teatrale a carattere didattico-religioso con elementi macabri e/o gotici.
Questo è un racconto perfetto da leggere a Natale, indipendentemente dall'interpretazione che vogliamo dare alla storia.
Il Natale nell'epoca Vittoriana
Mi sembrava interessante inserire nella recensione un piccolo specchietto sul Natale e le tradizioni nate prima, dopo e grazie a A Christmas Carol. Infatti, il 1843 sembra stato essere l'anno giusto per la pubblicazione...
Nell'Inghilterra pre-vittoriana, il Natale non era una festività regolarmente celebrata da tutti a causa di un emendamento della Chiesa Puritana del XVI secolo che proibiva tali festeggiamenti perché collegati al paganesimo. Nel 1660, dopo la Restaurazione della monarchia, i festeggiamenti tornarono ad essere legali, anche se il popolo, ancora spaventato dalla Chiesa, tendeva a limitarli.
La situazione cambiò con l'ascesa al trono di Vittoria e il matrimonio fortunato con Albert di Sassonia, che portò con sé dalla Germania una delle tradizioni più significative del Natale: l'albero.
Quello che conosciamo oggi, infatti, nacque nei territori tedeschi intorno al 1500 e ha, naturalmente, radici sia nel paganesimo nordico (vedi l'Albero Cosmico descritto nell'Edda, simbolo di vita) che nella religione cristiana.
Nei territori tedeschi, i festeggiamenti natalizi erano tanto radicati da esprimere patriottismo e il gemütlichkeit, uno stato di calore, intimità e buon umore tipico del periodo natalizio. Immagina il principe Albert alla corte di Vittoria, sconvolto durante la vigilia di Natale per la "carenza" di attenzioni verso questa festività!
Comunque, in Inghilterra la tradizione dell'albero di Natale e dei sempreverdi era comunque radicata, anche se venivano utilizzati come decorazione e non decorati loro stessi. Inoltre, i regali venivano originariamente appesi sull'albero e solo successivamente fu introdotta l'idea di metterli sotto ad esso.
Il periodo Vittoriano, poi, si inserisce nel bel mezzo della Rivoluzione Industriale Inglese e proprio grazie ad essa ci fu la possibilità di stampare a grandi numeri quella che sembra essere la prima Cartolina Natalizia della storia. E indovina un po' l'anno? Guarda caso proprio il 1843...
Una curiosità legata al Natale ed a A Christmas Carol in particolare è l'immagine della neve: i registri meteorologici londinesi informano che in generale Londra non era una città ricca di neve durante il periodo invernale e che, dal 1836 la città non si coprì di bianco nemmeno una volta. Il caso volle che, dopo la pubblicazione del racconto di Dickens il 19 dicembre 1843, Londra fu coperta da una delle nevicate più copiose degli ultimi anni, la stessa che forse vide lo stesso Dickens durante la sua infanzia.
Termino qui la recensione e lo specchietto sul Natale, augurandoti un Felice Natale e Buon Anno Nuovo. Grazie per avermi letta di nuovo, ci vediamo al prossimo articolo!
Francesca, Le ore dentro ai libri.
Autore: Charles Dickens
Titolo: Canto di Natale (conosciuto anche come "Racconto di Natale")
Titolo originale: A Christmas Carol: A Goblin Story of Some Bells that Rang an Old Year Out and a New Year In
Genere: fantastico
Anno di pubblicazione: 1843
Edizione: Puffin Books 2014
Prezzo: $7.99 (si trova a €7.38 su Amazon, non ricordo quanto l'ho pagato in euro in libreria)
Tempo di lettura:
Copertina: eh, eh, eh. Le copertine di questa collana della Puffin sono spettacolari. Disegnate da Mary Kate McDevitt, sembrano dei disegni a pastello "veri". Per farti capire, la prima volta che l'ho vista, ho provato a toccarla per sentire l'effetto della cera sul foglio...immagina la delusione nel comprendere che fosse stampata! L'edizione in generale è molto bella e originale, come si nota dai bordi irregolari delle pagine o dalle illustrazioni di Mark Peppé all'interno. Anche la quarta di copertina ha dei piccoli disegni molto simpatici e, forse, una delle citazioni più famose del libro. Ah, per non parlare dei colori a tema - adoro il Natale, non si era capito? -.
Trama: Ebeneezer Scrooge è un vecchio e tirchio finanziere senza posto per gli altri nel suo cuore, nemmeno per il figlio malato del suo impiegato, Tiny Tim. La notte della Vigilia di Natale, Scrooge riceve la visita del fantasma del suo vecchio amico e socio Jacob Marley che gli preannuncia l'arrivo di tre fantasmi. Inizia così un viaggio attraverso il passato, presente e futuro, che forse riuscirà ad insegnare a Scrooge ad amare gli altri e il Natale.
Recensione:
"I have endeavoured in this Ghostly book, to raise the Ghost of an Idea, which shall not put my readers out of humor with themselves, with each other, with the season, or with me. May it haunt their house pleasantly, and no one wish to lay it. Their faithful Friend and Servant, C.D. December 1843"
"In questo libro ho tentato di evocare il Fantasma di un'Idea che spero non metta di cattivo umore i miei lettori nei confronti di sé stessi, degli altri, della stagione o di me stesso. Possa questo Fantasma abitare le loro case rallegrandole, e che nessuno desideri di scacciarlo. Il loro fedele Amico e Servitore, C.D. Dicembre 1843"Con questa prefazione inizia uno dei libri che più si sposa con la stagione natalizia, forse addirittura uno dei primi se non si prende in considerazione Washington Irving.
Dickens era un maestro nel trattare le tematiche che più affliggevano la società vittoriana sotto forma di romanzo o racconto che non disturbasse eccessivamente i suoi lettori. L'effetto che avrebbe voluto sortire in essi era proprio quello auspicato nella prefazione a A Christmas Carol,
La trama di questo racconto è estremamente lineare ma non per questo banale, soprattutto se lo si contestualizza. La società Vittoriana (chiamata così in nome della regina Vittoria) si basava su dei valori estremamente importanti per la nobiltà e l'aristocrazia che risultarono spesso ipocriti, non in quanto tali di per sé ma per il modo in cui venivano "propagandati". Esercizio di carità e di elemosina, rispettabilità e controllo della sessualità erano solo alcuni dei valori fondanti della società che contrastavano, però, sia con ciò che poi realmente facevano gli aristocratici, sia con l'altra faccia della medaglia, quella dei poveri e dei criminali che vivevano dietro l'angolo.
Una curiosità, infatti, del periodo, sono le mappe di Londra di Charles Booth: non vi era una distinzione netta tra quartieri signorili e rispettabili e tra quelli poveri e pericolosi, bensì una vera e propria mescolanza alla quale i londinesi preferivano non fare troppa attenzione. Se una strada era abitata da nobili e aristocratici, bastava girare l'angolo per trovarsi di fronte ad uno scenario di povertà e miseria (se vuoi saperne di più ti consiglio questo sito che mostra tutta Londra secondo l'analisi di Booth).
Prima edizione del libro |
Charles Dickens, cresciuto in una famiglia di poveri, sapeva bene cosa significasse essere privato di tutto, perciò si sentiva molto vicino alle realtà dei bambini nelle Workhouses, ad esempio, o delle persone accusate ingiustamente, solo perché poveri, di crimini che non avevano commesso. Questo lo differenziava di gran lunga dagli autori suoi contemporanei.
Sebbene ci si aspetterebbe una critica pesante e ripetitiva, Dickens attuò in tutt'altro modo. Quale modo migliore se non la finzione?
A Christmas Carol è pura finzione, tant'è che Dickens stesso lo definì un "ghostly book". Il genere a cui si avvicina di più è il fantastico, ma si capisce sin dalle prime pagine che non può essere relegato ad un solo genere. La scrittura leggera e spesso ironica di questo racconto rende la pesantezza di certi argomenti più facile da digerire. Anche i personaggi, che al giorno d'oggi sembrerebbero stereotipati, sono trasparenti e quasi puri nei loro atteggiamenti.
Il racconto è permeato, dall'inizio alla fine, da un forte simbolismo che a mio avviso non ha nulla di eccessivamente religioso: Ignorance e Want, ad esempio, i due bambini che vengono mostrati a Scrooge dal Fantasma dei Natali Futuri, sono il risultato della povertà e della noncuranza dei poveri da parte di chi, invece, se ne dovrebbe occupare. Il protagonista della storia, nemmeno a dirlo, simboleggia l'indifferenza e l'avarizia, Tiny Tim dovrebbe evocare carità nei ricchi e simboleggiare la povertà.
Un aspetto che ho notato durante la lettura sono le ripetizioni. La formula della presentazione dei fantasmi che fanno visita al protagonista, ad esempio, è sempre la stessa. Questo dà sicuramente un ritmo al racconto non indifferente e l'impressione che la storia sia narrata oralmente. Le ripetizioni imprimono l'insegnamento nella memoria in maniera più efficace, proprio come veniva fatto nel passato. Basta guardare alle storie per bambini o ai miti...citerei anche la Bibbia, ma credo non ce ne sia bisogno.
Continuando ad andare indietro nel passato, A Christmas Carol viene associato da molti alle morality plays medioevali, un genere teatrale a carattere didattico-religioso con elementi macabri e/o gotici.
Questo è un racconto perfetto da leggere a Natale, indipendentemente dall'interpretazione che vogliamo dare alla storia.
Il Natale nell'epoca Vittoriana
Mi sembrava interessante inserire nella recensione un piccolo specchietto sul Natale e le tradizioni nate prima, dopo e grazie a A Christmas Carol. Infatti, il 1843 sembra stato essere l'anno giusto per la pubblicazione...
La prima Cartolina Natalizia "ufficiale" |
Nell'Inghilterra pre-vittoriana, il Natale non era una festività regolarmente celebrata da tutti a causa di un emendamento della Chiesa Puritana del XVI secolo che proibiva tali festeggiamenti perché collegati al paganesimo. Nel 1660, dopo la Restaurazione della monarchia, i festeggiamenti tornarono ad essere legali, anche se il popolo, ancora spaventato dalla Chiesa, tendeva a limitarli.
La situazione cambiò con l'ascesa al trono di Vittoria e il matrimonio fortunato con Albert di Sassonia, che portò con sé dalla Germania una delle tradizioni più significative del Natale: l'albero.
Quello che conosciamo oggi, infatti, nacque nei territori tedeschi intorno al 1500 e ha, naturalmente, radici sia nel paganesimo nordico (vedi l'Albero Cosmico descritto nell'Edda, simbolo di vita) che nella religione cristiana.
La regina Vittoria, il principe Albert e i loro figli |
Nei territori tedeschi, i festeggiamenti natalizi erano tanto radicati da esprimere patriottismo e il gemütlichkeit, uno stato di calore, intimità e buon umore tipico del periodo natalizio. Immagina il principe Albert alla corte di Vittoria, sconvolto durante la vigilia di Natale per la "carenza" di attenzioni verso questa festività!
Comunque, in Inghilterra la tradizione dell'albero di Natale e dei sempreverdi era comunque radicata, anche se venivano utilizzati come decorazione e non decorati loro stessi. Inoltre, i regali venivano originariamente appesi sull'albero e solo successivamente fu introdotta l'idea di metterli sotto ad esso.
Il periodo Vittoriano, poi, si inserisce nel bel mezzo della Rivoluzione Industriale Inglese e proprio grazie ad essa ci fu la possibilità di stampare a grandi numeri quella che sembra essere la prima Cartolina Natalizia della storia. E indovina un po' l'anno? Guarda caso proprio il 1843...
Una curiosità legata al Natale ed a A Christmas Carol in particolare è l'immagine della neve: i registri meteorologici londinesi informano che in generale Londra non era una città ricca di neve durante il periodo invernale e che, dal 1836 la città non si coprì di bianco nemmeno una volta. Il caso volle che, dopo la pubblicazione del racconto di Dickens il 19 dicembre 1843, Londra fu coperta da una delle nevicate più copiose degli ultimi anni, la stessa che forse vide lo stesso Dickens durante la sua infanzia.
Termino qui la recensione e lo specchietto sul Natale, augurandoti un Felice Natale e Buon Anno Nuovo. Grazie per avermi letta di nuovo, ci vediamo al prossimo articolo!
Francesca, Le ore dentro ai libri.
Nessun commento:
Posta un commento