J.H. Khemiri - Una tigre molto speciale (Montecore)
Ok, sono pronta. Non mi ci è voluto molto, ma il cuore batte ancora abbastanza forte da farmi pensare che questo non è il momento giusto, ma ci provo comunque. Da qualche parte bisognerà iniziare, no?
Titolo: Una Tigre Molto Speciale (Montecore)
Titolo originale: En unik tiger (Montecore)
Lingua originale: svedese
Anno di pubblicazione: 2006
Edizione acquistata: Guanda, 331 pagine
Tempo di lettura: giugno 2016
Montecore (la facciamo breve) è un libro "interessantemente" metaletterario (perdonate la barbara invenzione dell'avverbio). Narra la storia del padre di Jonas, protagonista e autore del libro, raccontata da Jonas stesso e da "l'antico amico" di suo padre, Kadir.
Il racconto delle gesta di colui che Kadir definisce "il papà migliore del mondo" si inserisce attraverso lettere tradotte in maniera grossolana dall'arabo allo svedese e stralci di ricordi dello stesso Jonas ed inizia con l'inusuale richiesta di Kadir di scrivere un romanzo dedicato esclusivamente all'amico Abbas, di cui non ha notizie da mesi.
La metaletterarità si trova nell'inserimento (palesemente voluto) dell'autore di sé stesso nella storia, evitando, a mio parere, l'egocentrismo che ci si aspetterebbe da questa scelta. Khemiri si districa nel raccontare una storia che può sembrare vera al lettore ma che in realtà non ne dà conferme né smentite.
La storia di Abbas e ciò che si collega ad essa raccontandola (l'infanzia di Jonas, l'amicizia con Kadir), infatti, non può essere definita la vera storia di Jonas Hassen Khemiri autore del libro, bensì la storia di una ricerca. A mio parere, essa non mostra al lettore un simpatico tunisino entrato nella comunità svedese di punto in bianco che si ritrova a fronteggiare contrasti con la famiglia di origine della fidanzata, contrasti a sfondo razzista con la stessa comunità e l'intento di Abbas stesso di integrarsi senza sembrare un arabo; il romanzo gira intorno ad un tema che può sembrare decisamente minore rispetto a quello dell'integrazione del "diverso", ossia la ricerca dell'identità, non solo da parte di Abbas ma soprattutto da parte di suo figlio Jonas.
L'aspetto metaletterario è presente anche da questo punto di vista: Khemiri (autore) stesso ha dichiarato come la critica lo avesse subito etichettato il "portavoce degli immigrati" dopo l'uscita del suo primo romanzo ("Ett öga rött" - Un rosso occhio) e come questo lo avesse infastidito (al punto da inserire in Montecore un riferimento a questa faccenda). Probabilmente anche Khemiri autore è in cerca di un'identità, essendo e rimanendo comunque, come il suo personaggio, figlio di una svedese e di un tunisino, ed essendo pur sempre un essere umano. Ecco perché ritengo che questo romanzo non possa essere etichettato solo come la storia di un immigrato scritta da un semi-immigrato, bensì è la storia di un uomo cresciuto con un trauma nella relazione padre-figlio, un uomo che come tutti è alla ricerca di sé stesso. Nell'esprimere questa problematica, l'autore utilizza un metodo non sempre diretto, spesso (se non sempre) attraverso gli occhi di un terzo o di un sé stesso che parla in seconda persona.
Khemiri, nonostante la "sperimentazione" linguistica offerta ai suoi lettori che può rendere la lettura impegnativa, inserisce degli spunti di riflessione non indifferenti i quali hanno, sì, a che fare con l'integrazione, ma in maniera marginale.
Un ultimo aspetto da affrontare è sicuramente lo scorcio sulla lingua svedese. Per chi non si fosse mai avvicinato ad essa con un orecchio attento, essa è, come afferma Khemiri, "una lingua complicata, ma molto deliziosa e con un tono saltellante che ricorda il canto melodioso degli uccellini". Da studentessa principiante posso confermare le parole dell'autore e sorridere con gusto all'analisi apparentemente comica di questa lingua presente ad un punto del libro, la quale mette in risalto il collegamento strettissimo tra lingua e cultura a cui spesso non si fa caso.
In conclusione, consiglio questo libro a chiunque non si faccia impressionare da una forma inusuale e anche un po' fastidiosa (a volte). Il consiglio che posso darvi è di badare non troppo ad essa ma più al contenuto che sicuramente vi lascerà piacevolmente sorpresi.
Buona lettura e grazie di avermi dedicato il vostro tempo :)
Francesca, le ore dentro ai libri.
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