Gabriel García Márquez - L'amore ai tempi del colera
Ok, ci provo ancora, che ne dite? Stavolta il compito è un po' più arduo, dato che si tratta di un libro che ho letto un bel po' di tempo fa. Dato che mi ha lasciato un'ottima impressione da molti punti di vista credo sia proprio il caso di parlarne.
Autore: Gabriel García Márquez
Titolo: L'amore ai tempi del colera
Titolo originale: El amor en los tiempos del cólera
Lingua originale: spagnolo
Anno di pubblicazione: 1965
Edizione acquistata: 2012
Tempo di lettura: estate 2013
Trama: per cinquantun anni, nove mesi e quattro giorni Fiorentino Ariza ha perseverato nel suo amore per Fermina Daza, la più bella ragazza dei Caraibi, senza mai vacillare davanti a nulla, resistendo alle minacce del padre di lei e senza perdere le speranze neppure di fronte al matrimonio d'amore di Fermina con il dottor Urbino. Un eterno incrollabile sentimento che Fiorentino continua a nutrire contro ogni possibilità fino all'inattesa, quasi incredibile, felice conclusione. Una storia d'amore e di speranza con la quale, per una volta, Gabriel García Márquez abbandona la sua abituale inquietudine e il suo continuo impegno di denuncia sociale per raccontare un'epopea di passione e di ottimismo. Un romanzo atipico da cui emergono il gusto intenso per una narrazione corposa e fiabesca, le colorate descrizioni dell'assolato Caribe e della sua gente. Un affresco nel quale, non senza ironia, si dipana mezzo secolo di storia, di vita, di mode e abitudini, aggiungendo una nuova folla di protagonisti a una tra le più straordinarie gallerie di personaggi della letteratura contemporanea.
Questo romanzo è straziante, da molti punti di vista. Florentino Ariza, il nostro protagonista, è un giovane ragazzo che "cade innamorato" (come dicono gli inglesi) perdutamente di una sua coetanea, Fermina Daza, una giovane ricca appena trasferitasi nelle vicinanze. Sebbene con queste premesse, il romanzo possa sembrare la narrazione di una storia d'amore, vi sbagliate di grosso. Il punto di focalizzazione è principalmente quello di Florentino, che viene seguito pedissequamente durante gli anni più tormentati e più vissuti della sua vita da scapolo. La focalizzazione su Fermina è minore, ma non del tutto assente.
La narrazione comincia da quello che in stilistica viene chiamato "fictional present" ossia il presente della narrazione stessa: Florentino Ariza anziano che sente il rumore della speranza: le campane della chiesa risuonano per tutta la città a causa della morte di uno dei personaggi più celebrati di tutta la città, colui che ha sposato al suo posto l'adorata Fermina. Attraverso dei salti temporali gestiti magistralmente da García Márquez, la storia si sviluppa mostrando al lettore tutte le parti dell'amore, ciò che lo provoca, ciò che implica e ciò che ne consegue. Per Florentino, uno dei personaggi più perseveranti che ho "conosciuto", l'amore implica la sofferenza dell'attesa da un lato e il piacere frivolo dall'altro. Egli, nonostante i continui rifiuti di Fermina non cessa mai di sperare e aspetta, aspetta, aspetta qualcosa di cui non conosce le sembianze. Come riconosce il medico chiamato dalla madre dopo il primo rifiuto di Fermina, l'amore per Florentino ha gli stessi sintomi del colera ma è anche ciò che lo mantiene "vivo" per moltissimo tempo. Ed è proprio la vita che, secondo me, viene celebrata in questo romanzo. La vita che Fermina riesce a costruirsi nonostante gli obblighi imposti da altri, il rapporto di profondo rispetto e stima reciproci che sviluppa con suo marito, la passione improvvisa per le melanzane, i piccoli spazi che riesce a ricavarsi. La vita, naturalmente, non riserva solamente sorprese piacevoli e forse è proprio questo il motivo per cui ho amato tanto questo romanzo: García Márquez celebra la vita tutta, dalla nascita, alla morte, passando per la sofferenza, la felicità e il piacere amaro di ciò che, si sa, non ci soddisfa pienamente. E' un amore cosmico che racchiude in sé gli aspetti più variegati.
Ho la necessità, inoltre, di celebrare il linguaggio utilizzato da García Márquez: l'autore è capace di passare dal linguaggio delicato e quasi angelico con cui descrive una giovane ragazza intenta a ricamare nella sua casa, al realismo comico ai limiti della crudeltà che mostra il momento in cui Florentino viene privato della sua verginità sessuale da una sconosciuta. Questo episodio farà conoscere al protagonista l'amore del "piacere", che sostituirà temporaneamente quello della sofferenza causato l'amore non corrisposto per Fermina. Sebbene lo abbia letto tempo addietro, mi ricordo molto bene come le descrizioni evocassero quel caldo che spesso fa da cornice al romanzo e che quasi diventa un protagonista a parte. Se volessi fare un paragone un po' azzardato, direi che l'atmosfera evocata dall'autore (il caldo, il paesaggio che cambia assieme ai personaggi, la città, l'industria) è paragonabile sia alla Cattedrale in "Notre-Dame de Paris" di Hugo, che cessa anch'essa di essere solo oggetto e diventa personaggio.
I personaggi, nemmeno a dirlo, sono delineati attraverso una scelta di immagini altamente evocativa. Si potrebbe quasi parlare di cura nel delinearli, se non fosse che essi sono buttati nella storia senza una logica apparente, senza un filo cronologico che possa aiutare il lettore ad orientarsi (basta pensare che il primo personaggio ad apparire è Juvenal Urbino, non uno dei due protagonisti). I personaggi sono presentati pian piano, volta per volta, spesso attraverso ricordi e flashback, i quali probabilmente sono la fonte primaria del lettore per conoscerli fino in fondo. Forse è anche per questo che ricordo di averlo letto in poco tempo e in maniera molto coinvolta. Personalmente, ho provato un forte fastidio nei confronti della perseveranza di Florentino Ariza, anche se devo ammettere che la testardaggine di Fermina Daza è quasi alla pari. Alla fine del romanzo, però, si riesce a far confluire tutti gli angoli e gli spigoli dei personaggi in una rotondità irregolarmente perfetta che richiama la vita stessa. Perché Fermina sarà anche testarda e orgogliosa, ma è proprio questo che fa innamorare (forse in due modi diversi) i due uomini più importanti della sua vita. E Florentino sarà anche troppo perseverante e anche un po' paraculo (permettetemelo!), ma è pur sempre ciò che convince Fermina a dargli finalmente l'unica conferma che lui aspettava "da cinquantatré anni sette mesi e undici giorni, notti comprese".
Ammetto senza troppa vergogna (scusate...) di non aver letto altri romanzi di Gabriel García Márquez, ma ho sentito pareri alquanto discordanti: c'è chi non lo sopporta perché troppo prolisso, chi invece viene coinvolto proprio da questa particolare caratteristica. Di sicuro, Cent'anni di solitudine non deve essere una lettura leggera, ma è sempre e solo questione di gusti.
Buonanotte e grazie ancora per avermi dedicato il vostro tempo!
Francesca, le ore dentro ai libri.
Titolo: L'amore ai tempi del colera
Titolo originale: El amor en los tiempos del cólera
Lingua originale: spagnolo
Anno di pubblicazione: 1965
Edizione acquistata: 2012
Tempo di lettura: estate 2013
Trama: per cinquantun anni, nove mesi e quattro giorni Fiorentino Ariza ha perseverato nel suo amore per Fermina Daza, la più bella ragazza dei Caraibi, senza mai vacillare davanti a nulla, resistendo alle minacce del padre di lei e senza perdere le speranze neppure di fronte al matrimonio d'amore di Fermina con il dottor Urbino. Un eterno incrollabile sentimento che Fiorentino continua a nutrire contro ogni possibilità fino all'inattesa, quasi incredibile, felice conclusione. Una storia d'amore e di speranza con la quale, per una volta, Gabriel García Márquez abbandona la sua abituale inquietudine e il suo continuo impegno di denuncia sociale per raccontare un'epopea di passione e di ottimismo. Un romanzo atipico da cui emergono il gusto intenso per una narrazione corposa e fiabesca, le colorate descrizioni dell'assolato Caribe e della sua gente. Un affresco nel quale, non senza ironia, si dipana mezzo secolo di storia, di vita, di mode e abitudini, aggiungendo una nuova folla di protagonisti a una tra le più straordinarie gallerie di personaggi della letteratura contemporanea.
Questo romanzo è straziante, da molti punti di vista. Florentino Ariza, il nostro protagonista, è un giovane ragazzo che "cade innamorato" (come dicono gli inglesi) perdutamente di una sua coetanea, Fermina Daza, una giovane ricca appena trasferitasi nelle vicinanze. Sebbene con queste premesse, il romanzo possa sembrare la narrazione di una storia d'amore, vi sbagliate di grosso. Il punto di focalizzazione è principalmente quello di Florentino, che viene seguito pedissequamente durante gli anni più tormentati e più vissuti della sua vita da scapolo. La focalizzazione su Fermina è minore, ma non del tutto assente.
La narrazione comincia da quello che in stilistica viene chiamato "fictional present" ossia il presente della narrazione stessa: Florentino Ariza anziano che sente il rumore della speranza: le campane della chiesa risuonano per tutta la città a causa della morte di uno dei personaggi più celebrati di tutta la città, colui che ha sposato al suo posto l'adorata Fermina. Attraverso dei salti temporali gestiti magistralmente da García Márquez, la storia si sviluppa mostrando al lettore tutte le parti dell'amore, ciò che lo provoca, ciò che implica e ciò che ne consegue. Per Florentino, uno dei personaggi più perseveranti che ho "conosciuto", l'amore implica la sofferenza dell'attesa da un lato e il piacere frivolo dall'altro. Egli, nonostante i continui rifiuti di Fermina non cessa mai di sperare e aspetta, aspetta, aspetta qualcosa di cui non conosce le sembianze. Come riconosce il medico chiamato dalla madre dopo il primo rifiuto di Fermina, l'amore per Florentino ha gli stessi sintomi del colera ma è anche ciò che lo mantiene "vivo" per moltissimo tempo. Ed è proprio la vita che, secondo me, viene celebrata in questo romanzo. La vita che Fermina riesce a costruirsi nonostante gli obblighi imposti da altri, il rapporto di profondo rispetto e stima reciproci che sviluppa con suo marito, la passione improvvisa per le melanzane, i piccoli spazi che riesce a ricavarsi. La vita, naturalmente, non riserva solamente sorprese piacevoli e forse è proprio questo il motivo per cui ho amato tanto questo romanzo: García Márquez celebra la vita tutta, dalla nascita, alla morte, passando per la sofferenza, la felicità e il piacere amaro di ciò che, si sa, non ci soddisfa pienamente. E' un amore cosmico che racchiude in sé gli aspetti più variegati.
Ho la necessità, inoltre, di celebrare il linguaggio utilizzato da García Márquez: l'autore è capace di passare dal linguaggio delicato e quasi angelico con cui descrive una giovane ragazza intenta a ricamare nella sua casa, al realismo comico ai limiti della crudeltà che mostra il momento in cui Florentino viene privato della sua verginità sessuale da una sconosciuta. Questo episodio farà conoscere al protagonista l'amore del "piacere", che sostituirà temporaneamente quello della sofferenza causato l'amore non corrisposto per Fermina. Sebbene lo abbia letto tempo addietro, mi ricordo molto bene come le descrizioni evocassero quel caldo che spesso fa da cornice al romanzo e che quasi diventa un protagonista a parte. Se volessi fare un paragone un po' azzardato, direi che l'atmosfera evocata dall'autore (il caldo, il paesaggio che cambia assieme ai personaggi, la città, l'industria) è paragonabile sia alla Cattedrale in "Notre-Dame de Paris" di Hugo, che cessa anch'essa di essere solo oggetto e diventa personaggio.
I personaggi, nemmeno a dirlo, sono delineati attraverso una scelta di immagini altamente evocativa. Si potrebbe quasi parlare di cura nel delinearli, se non fosse che essi sono buttati nella storia senza una logica apparente, senza un filo cronologico che possa aiutare il lettore ad orientarsi (basta pensare che il primo personaggio ad apparire è Juvenal Urbino, non uno dei due protagonisti). I personaggi sono presentati pian piano, volta per volta, spesso attraverso ricordi e flashback, i quali probabilmente sono la fonte primaria del lettore per conoscerli fino in fondo. Forse è anche per questo che ricordo di averlo letto in poco tempo e in maniera molto coinvolta. Personalmente, ho provato un forte fastidio nei confronti della perseveranza di Florentino Ariza, anche se devo ammettere che la testardaggine di Fermina Daza è quasi alla pari. Alla fine del romanzo, però, si riesce a far confluire tutti gli angoli e gli spigoli dei personaggi in una rotondità irregolarmente perfetta che richiama la vita stessa. Perché Fermina sarà anche testarda e orgogliosa, ma è proprio questo che fa innamorare (forse in due modi diversi) i due uomini più importanti della sua vita. E Florentino sarà anche troppo perseverante e anche un po' paraculo (permettetemelo!), ma è pur sempre ciò che convince Fermina a dargli finalmente l'unica conferma che lui aspettava "da cinquantatré anni sette mesi e undici giorni, notti comprese".
Ammetto senza troppa vergogna (scusate...) di non aver letto altri romanzi di Gabriel García Márquez, ma ho sentito pareri alquanto discordanti: c'è chi non lo sopporta perché troppo prolisso, chi invece viene coinvolto proprio da questa particolare caratteristica. Di sicuro, Cent'anni di solitudine non deve essere una lettura leggera, ma è sempre e solo questione di gusti.
Buonanotte e grazie ancora per avermi dedicato il vostro tempo!
Francesca, le ore dentro ai libri.
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